Venezia, affacciato sul Canal Grande c’è un palazzo incompiuto: Palazzo Venier dei Leoni, così chiamato dalle teste dei leoni che decorano il basamento della facciata. Questo bizzarro moncone di palazzo fu comprato, nel 1949, da Marguerite “Peggy” Guggenheim che vi trascorse gli ultimi trent’anni della sua vita.
Ricca ed eccentrica americana, Peggy era nipote del grande collezionista Solomon R. Guggenheim. Il padre apparteneva al ramo meno ricco della famiglia e dopo vari dissesti economici perse la vita nel disastro del Titanic. Peggy ereditò tuttavia una somma considerevole con la quale lasciò New York per Parigi, dove imparò a conoscere ed amare l’arte moderna e quando i suoi amici artisti avevano difficoltà a vendere cominciò a collezionare opere d’arte. Si propose di “comperare un quadro al giorno”.
Nel 1947 porta la sua collezione alla prima Biennale di Venezia del dopoguerra. Si innamora della città e vi rimane. Nel 1969 dona la sua collezione alla Fondazione Solomon R. Guggenheim, ma con la condizione che le opere restino nella sua amata Venezia dove tuttora potete vederle.
Amava la “Serenissima”, anche se lei era decisamente irrequieta!
Sulla terrazza affacciata su Canal Grande collocò un cavaliere di Marino Marini che si “espone” al sole. Oggi è per noi difficile immaginare quanto dovesse apparire provocatoria questa scultura negli anni cinquanta a chi passava per il Canal Grande. Nelle sue memorie Peggy scrisse che fortunatamente il pene del cavaliere era svitabile e quindi veniva regolarmente tolto.
Le sue ceneri sono nell’angolo del giardino del palazzo e vicino a lei riposano anche tutti i suoi cagnolini, una lapide li ricorda.
La chiamavano “l’ultima dogaressa”, non solo perché è stata l’ultima proprietaria di una gondola privata a Venezia, ma per la sua personalità decisamente…di rilievo.
Era ricca ma non spendacciona. Nella sua casa aveva un telefono a gettoni che usava con parsimonia. Si dice che per un’opera non abbia mai speso più di 400 dollari. Davvero poco per opere che oggi valgono milioni. Opere di artisti come Max Ernst, Joan Mirò, Salvador Dalì, Paul Klee, Marc Chagall, Pablo Picasso e Jackson Pollock.
La storia di Peggy Guggenheim ci è utile perché in essa troviamo quattro insegnamenti da utilizzare in ogni forma di investimento: arte, vino, immobili e finanza. Questi insegnamenti sono:
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il tempo è il più grande alleato dell’investitore;
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é bene investire un poco alla volta. E subito mi viene in mente il piano d’accumulo;
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non dobbiamo aver paura, bensì approfittare dei ribassi di mercato. Acquistare a “prezzi di saldo” è una opportunità.
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una volta deciso come e dove investire bisogna mantenere la decisione finché non si raccolgono i frutti, senza farsi distrarre dalle opinioni altrui.
A un uomo che lo accusava di dipingere come un bambino di cinque anni Picasso rispose: “Magari potessi!”.