1 MILIARDO. Agli inizi del XX secolo le aziende più grandi ed importanti erano le acciaierie. L’acciaio era tutto. Significava industria in tempo di pace e cannoni in tempo di guerra. La prima società che superò il miliardo di dollari di capitalizzazione fu nel 1901 la US Steel. I tempi cambiano ed oggi, dopo 123 anni, la società – a valori attuali – quota a circa un quinto di allora.
Ci furono poi le “sette sorelle”. Una espressione coniata nel 1945 da Enrico Mattei per indicare le compagnie petrolifere che dominavano la produzione di petrolio nel dopoguerra.
10 MILIARDI. Correva l’anno 1955 e il benessere economico dell’Occidente era rappresentato dall’auto. Oggetto di culto, simbolo di libertà e di futuro. La General Motors fu allora la prima società al mondo a capitalizzare in borsa più di 10 miliardi di dollari. La GM esiste ancora, sopravvissuta miracolosamente al 2008, ma vale meno della metà di allora.
Negli anni ‘70 il mercato era dominato da IBM, AT&T, General Motors, Kodak ed Exxon, un mix di tecnologia, telecomunicazioni, automotive ed energetici.
100 MILIARDI. A superare per prima la capitalizzazione di 100 miliardi di dollari fu nel 1995 la General Electric. Definita nel 2008 “il gigante dai piedi d’argilla” si è rimessa faticosamente in piedi, ma oggi capitalizza molto meno dei tempi d’oro.
1000 MILIARDI. I 1.000 miliardi di dollari sono stati raggiunti per la prima volta nel 2007 da PetroChina. Poco prima della crisi il petrolio era in una fase di forza e valeva il doppio di oggi. PetroChina capitalizza un quinto di 17 anni fa.
Oggi ci sono le “magnifiche sette”: il petrolio, l’auto, le telecomunicazioni, sono state rimpiazzate dalla tecnologia. Apple (2.850 miliardi di dollari di capitalizzazione), Microsoft (3.000), Google Alphabet (1.800), Amazon (1.800), Nvidia (1.950), Tesla (600) e Meta (1.250).
Le magnifiche hanno complessivamente raggiunto una capitalizzazione inimmaginabile fino a qualche anno fa, pari ad esempio a:
– il 50% del Nasdaq (indice tecnologico americano);
– il 30% dell’S&P500 (l’indice azionario americano);
– la somma dei listini più grandi al Mondo escluso gli USA: UK, Germania, Francia, Giappone e Cina;
– 17 volte il valore di tutte le società quotate alla Borsa italiana;
– 3 volte il PIL della Germania. La sola Nvidia vale più del Pil canadese.
Lo S&P 500 è tornato nei giorni scorsi ai livelli record raggiunti nel 2021 grazie esclusivamente alle magnifiche. Solo la tecnologia infatti è positiva, non possono dire lo stesso gli altri 11 settori che compongono l’indice.
Va detto che questa corsa sta mettendo in crisi anche gli analisti finanziari che non se l’aspettavano.
Perché il mercato è disposto a pagare queste azioni così tanto?
Quali di queste aziende saranno ancora leader tra 5 o 10 anni? E quanto varranno?
Quel misto di software, hardware, micro-chip ed intelligenza artificiale su cui gira il mondo oggi, girerà il mondo anche domani?
Ho dedicato in passato alcune mie “Curiosità” a Postalmarket, a Blockbuster, a Kodak e a Nokia. Qualcuno se le ricorda? Al risparmiatore dico ancora una volta che la scommessa sui singoli titoli offre opportunità e anche rischi incalcolabili, mentre la diversificazione – e mi vengono in mente i fondi di investimento – significa conservazione e crescita dei risparmi nel tempo. Laddove singole società falliscono, nuove le rimpiazzano, in un continuo progresso, in una continua crescita.
“Se avessi chiesto alla gente cosa voleva, avrebbero risposto cavalli più veloci..”
Henry Ford