Nulla cambia

A vent’anni dal crac di Parmalat, il più grosso fallimento per il nostro Paese, il 2023 è stato caratterizzato dal fallimento di alcuni grandi gruppi internazionali.

Il colosso immobiliare cinese Evergrande ha presentato istanza di fallimento a New York in estate, mentre la statunitense Weworking, specializzata in immobili per uffici, e l’austriaca Signa – la più grande società immobiliare privata austriaca- si sono trovate nella medesima situazione a novembre. Il settore bancario è stato invece scosso principalmente da due grandi “terremoti”:

– Silicon Valley Bank, la banca americana caduta rovinosamente a causa di investimenti sbagliati e dell’aumento indiscriminato dei tassi di interesse che ne ha fatto crollare il valore;

– Credit Suisse, “saltata” dopo alcuni anni davvero difficili, contraddistinti da bilanci continuamente in perdita.

Il crollo di queste due banche può essere un fulmine a ciel sereno. Le difficoltà di Credit Suisse, per esempio, erano note agli addetti ai lavori, ma sono state ampiamente sottovalutate, forse perché il fallimento di una banca svizzera – come in passato di Argentina e Grecia – non era considerato realmente possibile.

Ma non sono stati casi isolati.

Meno eco hanno avuto numerose altre vicende che hanno coinvolto piccoli e medi istituti di credito, ne sono un esempio la tedesca N26 o l’italiana Smart Bank Spa (Nomen omen), con sede a Napoli. Alla vigilia dello scorso Natale, Banca D’Italia ha deciso di sottoporre Smart Bank e la controllante Cirdan Group Spa alla procedura di amministrazione controllata. Il neonato istituto di credito (2022) aveva destato le attenzioni degli organi di vigilanza a causa delle offerte strepitose di depositi vincolati che soltanto a metà dicembre promettevano a cinque anni rendimenti crescenti dal 4,25% fino all’8,25%; oppure a vent’anni rendimenti al 7% annuo, con interessi pagati alla scadenza; o ancora un conto deposito indicizzato all’andamento dell’indice della Borsa Italiana!

È pur vero che il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi garantisce fino a 100.000 euro, ma i clienti che vi hanno depositato, o meglio “scommesso”, somme superiori sono stati molti.


Come al solito il pubblico si è fatto catturare da:

– una campagna marketing davvero aggressiva;

– la promessa di rendimenti ampiamente superiori a quanto offerto dal mercato (il BTP a 5 anni ha un rendimento di circa il 3,20%).

Di fronte a simili proposte è importante porre attenzione ai vincoli e alle condizioni, stare attenti a penali, preavvisi, frequenza degli interessi, ma la cosa di cui preoccuparsi, quella più importante di tutte, basilare, è essere certi della solidità della banca a cui si affidano i propri risparmi di una vita.

E il 2024 come è iniziato?

Il 17 gennaio Panetta, governatore della Banca d’Italia, ha suonato per primo la campanella d’allarme. Secondo quanto riportato dal Sole 24Ore di venerdì scorso Banca d’Italia sta inviando lettere alle banche italiane per chiedere aggiornamenti sullo stato della loro liquidità. Le cosiddette “banche minori” che in Italia sono numericamente la stragrande maggioranza degli istituti di credito, sono le più fragili perché rispetto alle più grandi hanno maggiore difficoltà a raccogliere denaro dai risparmiatori.

L’allarme di Bankitalia è lanciato: “Le banche quando saltano lo fanno sempre per la carenza di liquidità, anche quando la causa non è quella.”

Mercoledì 31 gennaio Powell, il presidente della FED, ha deluso tutti togliendo per la prima volta dal suo comunicato stampa la frase: “Il sistema bancario americano è solido e resiliente”. Ad alcuni osservatori questo ha fatto venire in mente oscuri proprio sinistri mentre in Borsa le banche regionali Usa tracollavano.

Se hai tutto sotto controllo significa che stai andando troppo piano.

Mario Andretti (pilota automobilistico

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