Banche Centrali

Gli aumenti dei tassi di interesse decisi dalle Banche Centrali nell’ultimo biennio hanno causato ovunque nel mondo inimmaginabili flessioni dei prezzi delle obbligazioni.

Per questo motivo la loro notorietà è aumentata notevolmente: non solo i professionisti del settore, ma anche i normali risparmiatori attendono sempre più con trepidazione gli incontri mensili di FED, BCE e delle altre banche centrali per capire le strategie di politica monetaria e verificarne le conseguenze sul proprio patrimonio.

Qualcuno si è preso la briga di andare a spulciare i conti di queste istituzioni che in giro per il mondo determinano così importanti conseguenze per famiglie ed imprese.

I risultati non sono proprio dei più brillanti.

“The Wall Street Journal” segnala, a chi fosse interessato, che la Federal Reserve ha avuto nel 2023 una perdita operativa di 114,3 miliardi di dollari, la più grande di sempre.

Il Sole 24 Ore titola: “Banca Nazionale svizzera in rosso. Nessuna cedola a Cantoni e azionisti”.

La prima stima indica infatti una perdita di esercizio per la BNS nel 2023 dell’ordine di 3 miliardi di franchi (circa 3,23 miliardi di euro al cambio attuale). Un risultato decisamente eccezionale se paragonato alla perdita monstre del 2022 pari a 132 miliardi di franchi.

In Svizzera tutti sono abituati al fatto che la Banca Nazionale realizzi profitti e li distribuisca alla comunità. Ma l’Istituto svizzero da due anni non versa nulla alla Confederazione e ai Cantoni, ne da dividendi agli azionisti privati. Un fatto inusuale e con conseguenze non da poco per i “poveri” cittadini svizzeri.

La Banca centrale elvetica è comunque in buona compagnia dato che anche la tedesca Bundesbank, dopo molti anni, non ha versato alcunché allo stato tedesco.

In sostanza le banche centrali sono state vittime del loro operato: il rialzo esagerato dei tassi di interesse da loro attuato per contenere l’inflazione – improvvisamente risvegliatasi da un letargo ultradecennale – gli si sta rivolgendo contro.

Purtroppo da notare:

1) che sono maggiori le conseguenze negative per i risparmiatori, le imprese e le famiglie. A tal proposito ricordo infatti che in Italia e nel resto d’Europa, è stato confermato che le richieste di mutui sono in diminuzione (così come le compravendite di immobili), gli investimenti delle imprese sono in calo (come le concessioni di crediti da parte delle banche), la crescita economica rasenta lo zero (e al contempo risale il debito pubblico.

2) che il recente aumento dei tassi di interesse, e quindi degli interessi passivi che i debitori devono pagare ai creditori, rende meno sostenibili anche i debiti degli Stati, soprattutto dei più fragili come l’Italia.

Pertanto è un’ipotesi fondata che le banche centrali dovranno tornare ad agire sui tassi, ma in senso inverso rispetto a quanto fatto nell’ultimo biennio. Ai risparmiatori suggerisco quindi di focalizzarsi sul rendimento ma anche sul tempo: investire in obbligazioni a tasso fisso per un medio-lungo periodo, sarà senz’altro vantaggioso.

 

Càlati juncu ca passa la china!”

Detto siciliano

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