Nei giorni scorsi, dopo aver parlato dell’uomo Silvio Berlusconi e del suo mito, ci si è occupati della disputa sul patrimonio che ha lasciato agli eredi.
Il dibattito infiamma ed incuriosisce, quasi fosse una telenovela. Ed è triste, così come è stato nei recenti casi di cui ho trattato relativi a Leonardo del Vecchio e a Maradona.
Per ora possiamo dire che è finito il toto-testamento. La gente non si chiede più se Berlusconi ha scritto un testamento, non si chiede più cosa avrà scritto.
Le volontà di Berlusconi sono state scritte già nel 2006 e sono state pubblicate mercoledì scorso.
Noi italiani, sempre tanto curiosi, ora potremo giudicare se è stato giusto, se ha ben ripartito i propri beni tra i 5 figli e nipoti.
Secondo le stime di Forbes, i beni della famiglia Berlusconi ammontano a circa 6,8 miliardi di dollari, di cui circa due terzi detenuti tramite la holding Fininvest il cui 53% (la maggioranza) è andata ai figli di primo letto: Marina e Pier Silvio.
Al fratello minore Paolo ha lasciato 100 milioni di euro, che potrebbero diventare 200, visto che ha sollevato dubbi sulla interpretazione del testamento. Alla compagna Fascina ha lasciato 100 milioni di euro, in realtà 92 perché 8 milioni è l’imposta di successione.
Per tutti la partita con il Fisco è appena iniziata.
Ma noi, come ha fatto Silvio Berlusconi, abbiamo o no fatto testamento? No? Perché no?
Forse perché è una cosa che fanno solo i ricchi? Quelli con patrimoni esagerati come Berlusconi e Del Vecchio?
La sicurezza dei nostri cari è una questione per soli ricchi?
Tutelare il proprio coniuge e i propri figli con un testamento o con una adeguata copertura assicurativa è una prerogativa dei ricchi?
Non veder litigare i propri figli per l’eredità è una cosa da ricchi?
Dare un futuro all’azienda creata con anni e anni di sacrifici è possibile solo se quest’azienda si chiama Luxottica o Fininvest?
Per questo ancora una volta voglio parlare del tema della pianificazione familiare e patrimoniale.
Di fronte al tema della tutela della propria famiglia e del patrimonio si possono prendere solo due strade: subire o decidere. Decidere costa poco, subire invece è un lusso che neppure Del Vecchio e Berlusconi hanno voluto permettersi.
Dove sta il problema? La legge prevede in assenza di testamento la divisione “in parti uguali”. Ma gli eredi non sono tutti uguali, uno potrebbe essere interessato alla casa al mare e uno alla casa in montagna. Uno potrebbe essere adatto a gestire l’impresa, l’altro no.
Facendo testamento decido io a chi dare e che cosa dare, anche se in parti uguali scelgo la qualità.
Attenzione però: il testamento svolge una funzione centrale, tuttavia è spesso inidoneo a soddisfare da solo le esigenze tipiche degli imprenditori.
Gli strumenti della pianificazione patrimoniale sono molteplici, di volta in volta vanno scelti e adattati tenendo conto della situazione e delle esigenze. Un approccio sartoriale che coinvolge aspetti finanziari, legali e fiscali.
Richiede la collaborazione di tre figure: Consulente Finanziario, Consulente Fiscale e Consulente Legale. Perché? Perché solo facendo un’analisi condivisa si ottiene il risultato migliore per il cliente senza privilegiare uno dei tre aspetti.
Alcuni dati tratti da articoli recenti tratti da “Il Sole 24 Ore”:
– su 3 ditte, 2 non arrivano alla terza generazione;
– solo 1 italiano deceduto su 10 ha lasciato testamento;
– solo il 10,6% degli intervistati ha una polizza malattia e solo il 20,2% ha una polizza infortuni;
– solo il 5,1% degli italiani protegge la propria casa da eventi catastrofali (terremoti, alluvioni e così via);
– mediamente un italiano, esclusa la polizza auto, spende 300 euro all’anno per polizze che proteggono i beni e il patrimonio, mentre un Olandese ne spende 3.343, undici volte tanto.
Quanto poi alla tutela del patrimonio dall’azione dei creditori, del fisco, e così via, anche se esistono alcuni efficaci “anticorpi” (Fondo Patrimoniale, Trust, Vincolo di Destinazione, Società Semplice), questi sono poco usati.
Il cliente spesso non sa di avere un’esigenza o vuole rimandare al futuro la decisione, o non è soddisfatto delle soluzioni che gli hanno proposto altri.
Con una conoscenza ampia del cliente, acquisita nel tempo, posso aiutarlo a capire e a individuare i consulenti appropriati affinché mettano ordine.
“C’è un solo modo per evitare le critiche: non fare nulla, non dire nulla e non essere niente.”
Elbert Hubbard