Italia: orientarsi verso la perfezione

Nel mondo i prezzi delle obbligazioni sono crollati come mai prima (o quasi): nel solo 2022 il prezzo del nostro BTP con scadenza dieci anni è sceso del 25% circa, e nell’ultimo biennio il quindicinale è sceso del 35%.

Al contrario il Ftse Mib è al top da settembre 2008, il mese del crack della Lehman. L’indice rappresentativo della Borsa italiana è stato protagonista assoluto nel 2023 e nell’ultima settimana.

Ma è tutto oro quello che luccica? Verranno raggiunti nuovi record?

Crescita e Debito. Secondo i dati pubblicati dall’Istat, la crescita dell’economia italiana (il PIL) nel 2022 è stata del 3,70%, e le stime per il 2023 e 2024 riferiscono di un incremento rispettivamente di 1,2 e 1,1%, dunque valori simili al periodo pre-pandemico. Allora, il rapporto debito pubblico/PIL era pari a 135%, oggi siamo al 144% in seconda posizione nella classifica europea dietro alla Grecia con il 171%.

Insomma, il nostro Paese cresce poco ed ha un debito pubblico troppo alto, che, stando ai dati di Banca d’Italia, è salito oltre 2.800 miliardi di euro, anche a seguito all’aumento dei tassi di interesse; e in un paio di anni dovrebbe salire oltre i 3.000, secondo quanto si evince dall’ultimo Documento di Economia e Finanza (DEF), elaborato dall’attuale Governo. Lo stesso evidenzia inoltre che l’indice debito pubblico/PIL è previsto in crescita a circa 165% nel prossimo ventennio e al 180% nel 2050.

Banche e Imprese. Secondo un’analisi di Banca IFIS, oggi le banche italiane sono molto più forti rispetto al periodo della crisi europea dei debiti sovrani del 2011-2012. Quest’anno la crescita dei tassi ha portato benefici nelle loro casse.

Anche le imprese italiane sono diventate molto più forti. Secondo Assolombarda, dieci anni fa i prestiti delle nostre imprese arrivavano al 70% del Pil, mentre oggi sono al 60%. Ben diversa è ad esempio la situazione delle aziende francesi e olandesi, indebitate per il 150% sul Pil. Inoltre la dipendenza dalle banche è scesa abbondantemente, poiché i debiti bancari si sono ridotti del 15%, passando dal 67 al 52% dei debiti finanziari. Invece la liquidità è salita molto, arrivando al 28% del Pil.

Nonostante questo notevole miglioramento, di zone d’ombra ne rimangono parecchie per il nostro Paese. A certificarlo è il 57° posto nella classifica mondiale dell’Indice di Libertà Economica.

Per il nostro Paese “la perfezione” è dunque lontana. Lo è (magari un po’ meno) anche per Paesi da sempre ritenuti virtuosi, come Stati Uniti e Svizzera, che recentemente “pare” abbiano gestito male rispettivamente il fallimento di Silicon Valley Bank e il quasi fallimento di Credit Suisse.

Detto ciò, oggi per un risparmiatore che deve tutelare il proprio patrimonio è sempre più complicato orientarsi, e capire in quale paese o area è meglio investire: in Italia? In Giappone? Oppure nei Paesi del Nord Europa? O forse nelle economie emergenti?La mia risposta è da sempre la stessa: investire diversificando, rispettando l’orizzonte temporale prefissato, e facendosi assistere da un consulente finanziario.

Grandezza e progresso morale di una nazione si possono valutare anche dal modo in cui tratta gli animali.

Ghandi

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