L’Unione Europea dichiara guerra al “fast fashion”. Il settore della moda è uno dei più inquinanti al mondo, secondo solo all’industria petrolifera. In particolare il fast fashion è responsabile da solo del 10% dell’inquinamento globale emettendo più CO2 dell’industria aeronautica e navale insieme.
Ecco perché l’UE ha deciso di non restare a guardare intervenendo con una serie di norme. “I prodotti che usiamo ogni giorno devono durare” ha dichiarato Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione che porta avanti il Green Deal europeo.
Ma chi si farà carico dei costi associati a questa iniziativa?
Il tema più in generale si chiama “Greenflation”: l’aumento dei prezzi dei prodotti legato ad una produzione più sostenibile.
Fino a qualche anno fa le società puntavano a massimizzare il guadagno ad ogni costo, a volte a scapito dell’ambiente. Oggi c’è maggiore sensibilità al tema ambientale e più in generale al tema della sostenibilità, del rispetto delle regole e dei diritti dei lavoratori. I consumatori e le stesse aziende produttrici si stanno quindi accorgendo che devono fare la loro parte.
Ma i consumatori saranno disposti a pagare di più per un bene di qualità più elevata prodotto in modo più sostenibile? Mentre il dibattito ferve i prezzi sono già aumentati. Il fenomeno è già in atto. L’esempio più lampante è quello dell’auto elettrica. Un recente sondaggio evidenzia che quasi la metà degli italiani si dice disponibile ad acquistare un’auto elettrica, ma sono frenati dai costi e dalle difficoltà di ricarica. Un auto elettrica ha un costo di acquisto ben più alto di una a motore termico: a parità di automobile, la versione elettrica costa da 10.000 a 15.000€ in più rispetto alla versione benzina/diesel.
Le persone e i mercati si sono sempre adattati ai cambiamenti. E’ questione di tempo. E’ quindi probabile che ci adatteremo al nuovo contesto. Ma questo cambiamento avrà un costo: in alcuni casi aumenteranno i prezzi per i consumatori e in altri si ridurranno i guadagni per i produttori.
Ci tengo a far luce su quest’ultimo aspetto. Se le aziende subiranno un calo dei margini allora questo le incoraggerà ad investire in tecnologia. Perché l’innovazione aiuta a migliorare la velocità e l’efficienza dei sistemi produttivi.
In conclusione è logico attendersi che, nel bene o nel male, il diffondersi della greenflation sia inevitabile, che i prezzi saliranno e che questo sosterrà forti investimenti nell’innovazione tecnologica.
I risparmiatori che prima del crollo di borsa investivano con fiducia nella transazione ecologica e nelle aziende tech non devono quindi farsi prendere dal panico, devono invece avere pazienza. Se il manuale delle istruzioni scelto è quello giusto non va cambiato, ma solo aggiornato.
Investire con successo richiede tempo, disciplina e pazienza.
(Warren Buffet)