Lo sboom di Zoom

Il 9 giugno 2020 pubblicai una newsletter intitolata “Mister Zoom, il re di Wall Street”. Davo risalto alla crescita del business di Zoom Video Communications, società specializzata nei servizi di teleconferenza. Crescita straordinaria, tanto che lo stesso fondatore disse: “Non avrei mai immaginato che tutto il mondo un giorno avrebbe usato Zoom”.

Erano i giorni bui della pandemia. Le certezze crollarono e le abitudini improvvisamente furono rimescolate. Le persone, chiuse in casa, si davano un appuntamento davanti allo schermo del computer per bersi un aperitivo con gli amici, passavano ore ed ore davanti alla televisione, facevano ginnastica da soli.

Questo cambiamento rapido e impetuoso, si trasformò nel boom di alcuni titoli tra cui proprio Zoom.

L’azienda era già quotata al Nasdaq dall’aprile 2019, ma in quei mesi ha visto il suo valore “esplodere” da 9 miliardi della quotazione fino a circa 160 miliardi di ottobre 2020, arrivando a registrare una crescita di oltre 16 volte (dunque oltre 1.600%).

Da quei massimi la capitalizzazione di mercato della società è poi crollata all’incirca dell’85%, agli attuali 24 miliardi: il titolo azionario era arrivato a quotare 550 dollari USA, ora ne vale 80. L’idillio è finito.

Che è accaduto? In primo luogo il regime è cambiato e le persone sono tornate negli uffici, nei negozi o nelle palestre. In secondo luogo il contesto economico difficile in cui ci troviamo e il forte calo dei mercati azionari rendono oggi gli investitori più attenti alla qualità dei titoli su cui investono, si dice in gergo che “cerchano di dividere il grano dalla paglia”.

Questa volta è diverso? No, io l’ho già visto.

Nel corso della mia carriera ho affrontato 15 crolli di mercato, più o meno 1 ogni 2 anni. Tra un crollo e l’altro i mercati oscillano tra entusiasmo eccessivo e paura ingiustificata.

In questi periodi ho potuto osservare che:

1) tutto ciò che sale “troppo” deve anche scendere, parafrasando Isaac Newton;

2) alcuni dei titoli che sono stati considerati “i vincenti” non sono sopravvissuti;

3) altri effettivamente sono diventati leader mondiali, tuttavia ci è voluto molto tempo per riprendersi.

Gli inizi del 2000 sono ricordati per “Lo scoppio della bolla tecnologica”. Alcuni dei maggiori titoli tecnologici sono scesi di oltre l’80%. Alcuni di questi sono falliti, altri riconquistarono dopo circa 10 anni la loro leadership. Un esempio su tutti? Amazon in quei mesi crollò da un prezzo di circa 5 dollari a circa 0,35 dollari, ora vale circa 126 dollari (+3.600%, ossia 1 dollaro investito 22 anni fa oggi è diventato 360 dollari).

Il caso Zoom ci ricorda le tre regole fondamentali dell’investitore:

1) diversificare;

2) investire progressivamente;

3) investire nel corretto orizzonte temporale.

Chiudo con una domanda: Ma davvero oggi possiamo fare a meno delle teleconferenze?

Investire con successo richiede tempo, disciplina e pazienza.

Warren Buffet

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