17 Agosto 1998, la Russia non riesce più ad onorare i propri debiti e dichiara il proprio fallimento. Quell’anno il prezzo del petrolio toccava il proprio minimo a circa 10 dollari al barile e le borse mondiali vivevano momenti di forte flessione a causa del collasso del fondo speculativo LTCM (Long Term Capital Management) le cui scommesse scellerate rischiarono di trascinare nel baratro l’intero pianeta.
Per un lungo periodo il governo russo dipese quasi interamente dagli aiuti finanziari internazionali. Da allora oltre vent’anni sono trascorsi e già dal 2008 la Russia è addirittura diventata un creditore netto nei confronti degli altri Paesi. In questo favorita dal prezzo del petrolio che oggi si aggira sui 100 dollari al barile.
La banca centrale russa accumula riserve fin dal 2015 in valuta estera (463 miliardi di dollari) e in oro (132 miliardi di dollari). Prima del suo ingresso in questa guerra inaspettata, la Russia era considerato – grazie anche a queste riserve accantonate – uno dei Paesi emergenti più solvibili.
Poi improvvisamente il buio. I titoli del debito russo hanno perso quasi immediatamente tra il 60% e l’80% del loro valore e i titoli azionari russi, composti principalmente da banche o produttori di petrolio e materie prime, hanno perso tra il 92% e il 99% del loro valore. Ora i mercati prezzano la probabilità di un nuovo fallimento russo del 99%.
Perché una correzione così veloce e profonda? La risposta è nella tipologia di sanzioni imposte alla Russia che di fatto impediscono di pagare in valuta diversa dal rublo:
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esclusione delle banche russe dal sistema dei pagamenti internazionali SHIFT;
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congelamento di tutti i beni russi depositati all’estero (300 miliardi di dollari);
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divieto a tutti i soggetti stranieri di prestare denaro alla Russia.
In risposta il governo russo ha vietato a tutte le società nazionali, per ritorsione, di pagare in valuta diversa dal rublo. Ma secondo le grandi agenzie di rating mondiali, la “ridenominazione forzata” dei pagamenti corrisponde a un vero e proprio fallimento. Moodys parla già di default tecnico il 4 maggio.
E’ quindi probabile che la Russia non rimborsi i propri titoli di Stato?
La risposta dipende in sostanza da tre fattori:
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se la Russia possiede risorse a sufficienza per pagare;
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se alla Russia verrà consentito di pagare;
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se la Russia intende pagare.
Tutto dipende dunque da quanto ancora durerà il conflitto e da quanto dureranno le sanzioni.
In conclusione nel 1998 i mercati finanziari si ripresero e lo faranno anche questa volta, come sempre è accaduto in occasione delle numerose crisi susseguitesi negli anni. Il mio consiglio é come sempre di:
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evitare il fai da te;
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diversificare mantenendo una situazione di equilibrio;
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affidarsi ad un consulente finanziario competente.
Solo chi ha la forza di scrivere la parola fine può scrivere la parola inizio.
Lao Tzu (filosofo e scrittore cinese antico, VI secolo a.c.)