Il vino parla italiano

Assolutamente fenomenale.” Sono le parole usate dagli esperti di Wine Enthusiast che hanno premiato l’italianissimo Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore 2019 di Bucci come il miglior vino bianco del mondo nel 2021.

La prestigiosa rivista di New York dopo la degustazione di 24.000 vini provenienti da tutto il mondo ne ha selezionati 100, i “100 most exciting wines 2021”. In questa classifica generale il Verdicchio si è preso la medaglia d’argento, piazzandosi al secondo posto.

Il verdicchio dei Castelli di Jesi DOCG è un esempio dell’energia e della passione di tutte le persone che lavorano nel mondo del vino in Italia. E’ un vino di pronta beva, ma anche dal potenziale invecchiamento. E’ il vino della grande cucina di mare, ma anche della salsiccia con polenta, insomma è ottimo con tutto. Da un vitigno autoctono a un prodotto autentico.

In generale la performance dei vini italiani è stata buona, su 100 ne sono stati selezionati 18, e tra i primi 10 classificati oltre al Verdicchio troviamo anche il Barolo Ravera 2017 di G D Vajra al quinto posto e il Brunello di Montalcino 2016 di Collosorbo al settimo posto.

Questi risultati sono motivo di vanto e orgoglio per l’Italia intera. Il riconoscimento di un lungo cammino intrapreso per migliorare anno dopo anno la qualità dell’uva e della sua lavorazione.

Gratificazioni che rispecchiano l’andamento del mercato negli ultimi anni, che ha vissuto nel 2021 un exploit grazie alla riapertura dei ristoranti in tutto il mondo. Nel 2021 le esportazioni del made in Italy hanno registrato un rimbalzo del 15% in valore, raggiungendo la cifra record di 7,2 miliardi di euro.

Sbocchi del vino made in Italy sono gli Usa, il nostro primo mercato (24%), la Germania, il Regno Unito, la Svizzera, e il sempre più importante Canada, ormai il quinto mercato per il vino italiano. Tallone d’Achille resta per noi la Cina che nel 2021 assorbe solo l’1,8% delle spedizioni del vino italiano. In Cina continuano a farla da padroni i vini francesci, in particolare i rossi di Borgogna e i rossi di Bordeaux.

Due terzi delle esportazioni provengono da sole tre regioni Italiane. Il veneto con 2,5 miliardi, il Piemonte con 1,2 miliardi e la Toscana con 1,1 miliardi.

Il Prosecco realizza il 28% del suo fatturato estero negli Stati Uniti, il 24% nel Regno Unito e nemmeno la Francia disdegna con il 5%. I rossi di Toscana e Piemonte vanno principalmente negli Stati Uniti e nel Regno Unito.

Domani si chiude Vinitaly, che dopo due edizioni cancellate causa Covid è tornato finalmente in presenza. Numerosi super acquirenti provenienti da tutto il mondo hanno festeggiato domenica scorsa la giornata inaugurale della manifestazione del vino italiano. Il contesto è impegnativo.

C’è la guerra. La Russia non è un cliente di peso, ricopre solo il 2,1% del nostro mercato estero, tuttavia gli oligarchi russi sono buoni consumatori di supertuscan e di Champagne nei luoghi di villeggiatura: Londra, Costa Smeralda, Versilia, lago di Como o Costa Azzurra.

Ma la guerra pesa soprattutto per le ricadute che sta avendo sull’economia mondiale dove sta esacerbando problemi già presenti: il caro-energia; la crescita del costo dei trasporti; la fiammata dei prezzi delle materie prime. Non ci sono le bottiglie da riempire.

Questa situazione di nuovo delicata richiede che l’Italia si concentri sui suoi punti di forza. Il settore agroalimentare è uno di questi. Il vino nel mondo parla italiano.

La felicità condivisa ha più gusto.

Charlotte Bronte (scrittrice britannica; 21/04/1816-31/03/1855)

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