Rene Magritte (1898-1967). L’impero delle luci (1953-1954).
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In questi ultimi giorni il rischio geopolitico dettato dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina si è reso protagonista.
Queste giornate terribili sono per noi caratterizzate da raggi di sole, che ci fanno sperare in una rapida soluzione della crisi, e da momenti di tenebra, dove temiamo per la vita di centinaia di migliaia di persone. Poi c’è tutto il resto, la politica, l’economia, la finanza…
Anche io posso fare poco, dare conforto ai miei cari e ai miei clienti, fare sentire la mia presenza.
La guerra è prima di tutto un dramma umano che tiene tutto il mondo col fiato sospeso. Tuttavia, come un terremoto, si abbatte anche sui mercati finanziari dove la paura ha fatto scattare la corsa ai “beni rifugio”. E paura non fa certo rima con guadagno.
Il primo giorno del conflitto, il 24 febbraio, si è pensato a una rapida conquista russa dell’Ucraina. Nei giorni seguenti si è parlato invece di una sostanziale sconfitta russa, data come già evidente. Ora si ipotizza una guerra lunga e distruttiva. Tre scenari in una sola settimana.
Cosa aspettarsi nel breve termine? L’incertezza degli accadimenti si ripercuote sui mercati con:
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una volatilità molto alta, quindi escursioni di prezzi molto forti anche nella stessa giornata;
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una flessione dei mercati azionari ulteriore rispetto a quella già registrata da inizio anno fino al giorno precedente l’invasione russa: ricordo infatti che la performance dell’indice globale azionario MSCI World era già di -7%;
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una flessione dei mercati obbligazionari, quindi dei prezzi delle obbligazioni, eccetto per i titoli di stato USA, normalmente considerati un “porto sicuro”;
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un rafforzamento dell’oro, del dollaro USA, dello yen giapponese e del franco svizzero, da sempre considerati “beni rifugio”;
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una grande batosta, già in buona parte verificatasi, per gli strumenti finanziari russi (azioni, obbligazioni, rublo, …);
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la salita ulteriore dei prezzi di petrolio, gas, metalli e prodotti agricoli, che contribuirebbe a mantenere l’inflazione su livelli molto alti e ad innescare un probabile periodo stagflazionistico (stagnazione economica + inflazione).
I conflitti susseguitisi nel corso della storia hanno originato situazioni finanziarie (ed economiche) sempre diverse, anche perché diverso è stato il contesto. Prendendo a riferimento uno dei principali indici azionari al mondo, l’americano Dow Jones, constatiamo ad esempio che:
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nei primi sei mesi della Prima Guerra Mondiale diminuì del 25%, per chiudere al termine della stessa con un complessivo +15%;
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invece in occasione della Seconda Guerra Mondiale, a sei mesi dal suo avvio, guadagnava 8% e chiudeva con un +23% totale alla fine della stessa;
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con la guerra Iraq-Iran, dal 1980 al 1988 realizzò addirittura il +206% (nei primi sei mesi +4,90%).
In cent’anni di storia, a fine conflitto l’indice Dow Jones è sempre stato positivo. Ancora una volta la storia ci insegna che durante i periodi di paura è importante rimanere lucidi, è importante rimanere investiti, è importante fare scelte oculate e con la propria testa.
L’esperienza anche recente mostra quanto siano rischiose le vendite suggerite dalla paura. Non fu saggio vendere nel 2016 dopo la Brexit e non fu saggio vendere nelle settimane drammatiche del 2020.
Stare fermi è la scelta più saggia. Giusto a titolo di esempio il rendimento medio annuo dello S&P dal 2000 al 2022 (circa 8.000 giorni) è stato del 5,8%, ma se sottraiamo i migliori 10 giorni scende a meno del 2%. Il risultato diventa addirittura negativo se si tolgono i 30 giorni migliori, pesantemente negativo con la sottrazione dei migliori 50.
La storia dei mercati e li a dimostrare che tempo e strumenti di qualità sono i migliori alleati dell’investitore. I mercati fanno il loro mestiere cioè oscillano e tentennano mentre salgono nel tempo. E inoltre chi mantiene i nervi saldi, può cogliere opportunità di acquisto.
“Ogni tramonto porta la promessa di una nuova alba.”
Ralph Waldo Emerson (filosofo, scrittore, saggista e poeta statunitense; 25/05/1803-27/04/1882)