Antonio Canova: 200

Lungo il Canal Grande, proprio di fronte al Museo Guggenheim si trova un piccolo tesoro: la cosiddetta Casina delle Rose. Là dove sorge, in delle incisioni ottocentesche, si poteva vedere una piccola e bassa casetta, quella che era il laboratorio del giovane Antonio Canova.

Per capire la storia e il destino di Canova bisogna cominciare dalla sua formazione a Venezia, dove giunse a nove anni nel 1768. Era la Venezia di Goldoni, di Casanova, di Tiepolo e di Guardi. La città fu il luogo della sua formazione, dei suoi primi successi, il suo trampolino di lancio e il luogo dei suoi ultimi giorni di vita.

Il giovane scultore alla fine del 1779 chiude temporaneamente il suo studio a Venezia e parte per Roma, per studiare dal vivo i suoi modelli. La Roma di allora, meta “internazionale” del Grand Tour, era l’indiscussa capitale delle arti. A Roma si potevano vedere sia le “opere antiche”, i capolavori della scultura classica, che le opere dei grandi artisti del rinascimento. L’anno dopo vi si trasferisce definitivamente ed apre uno studio. Qui, il giovane ragazzo di Possagno diventa il “principe” degli scultori.

È nella città Eterna che Canova rivoluziona l’arte europea, realizzando opere per papi, regnanti e aristocratici. Non ce n’è più per nessuno.

Nel 1802 papa Pio VII nomina Canova Ispettore generale del patrimonio archeologico ed artistico dello Stato Pontificio, la carica che tre secoli prima era stata di Raffaello. Da quel giorno in poi Canova diventa agli occhi del mondo “lo scultore”. Lo è per il Papa, per Napoleone, per gli aristocratici inglesi, per gli Zar russi e per la giovane democrazia d’America. Amatissimo, lo scultore della piccola Possagno ebbe committenti in tutta Europa e non solo, ed oggi sono numerosi i musei che custodiscono le sue opere. Tra questi ci sono Londra, Vienna, San Pietroburgo e Berlino.

Fu una vera star del suo tempo. Regalò al mondo la bellezza, consolatrice di guerre e rivoluzioni che in quei tempi erano incessanti.

Nel 1816 Stendhal disse: “Canova ha avuto il coraggio di non copiare i Greci e di inventare una bellezza come avevano fatto i Greci.

Antonio Canova mori a Venezia il 13 ottobre 1822 nella casa dell’amico Antonio Francesconi, proprietario del Caffè Florian in Piazza San Marco.

Numerosi musei italiani organizzano mostre per i 200 anni dalla morte. Cito il museo civico di Bassano del Grappa fino al 30 maggio e il Museo Luigi Bailo, nella mia Treviso, dal 25 marzo al 26 giugno.

“Non esiste in realtà una cosa chiamata arte. Esistono solo gli artisti.”

Ernst H. Gombrich  (storico dell’arte e accademico austriaco naturalizzato britannico; 30/03/1909-03/11/2001)

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