Centoventicinque anni fa, il 6 marzo 1899, venne brevettato dalla Bayer un farmaco il cui nome è destinato all’immortalità: Aspirin, da acido acetilsalicilico.
Erano anni difficili e la Bayer non riuscì a impedire che il nome e la formula del farmaco fossero impiegati da altri. Sul mercato apparvero quindi “aspirine” prodotte da numerose e diverse case farmaceutiche. Nel 1921 una sentenza della Corte Federale americana fece di “aspirin” un nome generico, non più soggetto a brevetto. In altre nazioni, tra cui l’Italia, il nome “Aspirina” è invece tuttora un marchio registrato.
Nell’antichità già Erodoto aveva parlato di un popolo che sarebbe stato più resistente alle malattie grazie all’abitudine di mangiare foglie di salice, mentre Ippocrate, considerato il padre della medicina, aveva descritto una polvere dal sapore amaro, estratta dalla corteccia dei salici, che aveva l’effetto di abbassare la febbre e ridurre i dolori. Ma sembra che gli effetti benefici delle sostanze ricavate dai salici fossero noti a Sumeri, Antichi Egizi, Assiri e, più recentemente, ai nativi americani che le usavano anche contro il mal di testa.
Dopo tanti anni dalla sua scoperta, l’acido acetilsalicilico vive una seconda giovinezza: oltre a curare dolori e febbre, è utilizzato nella prevenzione delle malattie cardiovascolari ed è stato anche oggetto di studio per la prevenzione dei tumori.
Non possiamo dire la stessa cosa della Bayer.
Fondata in Germania nel 1863 oggi è una delle principali multinazionali farmaceutiche. Ma ha una capitalizzazione (un valore) di mercato di soli 25 miliardi di euro, molto distante dai veri colossi del settore quale ad esempio Eli Lilly (790 miliardi). Meno di un decennio fa la situazione era però ben diversa. Da allora mentre le “piccole” Eli Lilly e Novo Nordisk sono state protagoniste di un’impensabile crescita, rispettivamente del 900% e del 350%, grazie ai farmaci rispettivamente contro l’obesità e il diabete, la “grande” Bayer ha registrato un crollo dell’70%.
In particolare il più recente tracollo è legato all’acquisto nel 2018, del gigante americano “Monsanto”, pagato oltre 65 miliardi di dollari. Monsanto è produttore del tristemente famoso Glifosato che si è scoperto essere cancerogeno. Dopo soli 2 anni, nel 2020, Bayer è stata condannata a risarcire 10 miliardi di dollari ai familiari delle vittime e probabilmente ne dovrà sborsare molti ancora negli anni.
Il crollo di valore dell’80% di Bayer ha danneggiato anche tutti quei risparmiatori che dieci anni fa vi hanno creduto, acquistandone le azioni, ritenute solide e inscalfibili.
Se penso che negli ultimi 10 anni l’indice mondiale del settore farmaceutico, è quasi raddoppiato, allora confermo ancora una volta uno dei principi dell’investimento, principio che qualcuno ha così efficacemente sintetizzato: “Dimentica l’ago, compra il pagliaio”.
La Curiosità di oggi testimonia ancora una volta che non possiamo prevedere il futuro, tuttavia possiamo affrontarlo con tranquillità. E’ semplice, con gli strumenti giusti, per il tramite di prodotti di risparmio gestito, come i fondi comuni d’investimento, anziché con un singolo titolo.
“Quando ero piccolo, nelle grandi famiglie c’era sempre qualcuno che conosceva le erbe mediche e le sapeva trovare in un bosco.”
Tiziano Terzani