Contanti. Per gli italiani è sempre amore, ma attenti alle indagini del fisco.

Tutto è diventato così facile oggi che non si prova più piacere per nulla. Il capire qualcosa è una gioia, ma solo se è legato a uno sforzo.” (Tiziano Terzani).

Ai ventenni, l’utilizzo dei contanti non causa nessuna particolare emozione: cresciuti con il denaro elettronico oggi abituati alle transazioni contactless con dispositivi smartphone o indossabili (ad esempio orologi o braccialetti).

Per gli adulti invece è tutta un’altra cosa. Secondo un recente studio olandese, più aumenta l’età e più è il dolore provocato da un pagamento in contanti.

Secondo un report del sindacato bancario Fabi, elaborato su statistiche di Banca d’Italia del 2023, gli italiani sono all’ultimo posto nella classifica europea delle operazioni pro-capite eseguite senza contanti, appena 200. Subito prima c’è la Grecia con 230 operazioni. La media europea è pari a 370 e noi siamo ben al di sotto.

Le monete in euro circolanti nell’Eurosistema al 31 dicembre 2023 erano ben 148,2 miliardi di pezzi e di queste 18,2 miliardi circolavano nel nostro Paese.

Non dobbiamo dimenticare che le banconote continuano a rivestire un ruolo fondamentale nella nostra economia, sono una forma di pagamento immediata, universale ed accessibile a tutti.

Non la pensano così i Governi italiani che si sono succeduti negli ultimi decenni. Anche l’attuale Governo ha indicato tra le proprie priorità l’obiettivo della lotta al contante e il sogno di un’economia dove i pagamenti sono smaterializzati e tracciabili”.

Probabilmente perché tracciare i pagamenti è molto utile all’Amministrazione Finanziaria e contiene in modo notevole l’evasione fiscale.

I contribuenti, tutti, devono essere consapevoli che l’Amministrazione Finanziaria dispone di ampi poteri di indagine. Rivolgendosi al contribuente o direttamente agli operatori finanziari può accedere a qualunque rapporto e a qualunque operazione di natura finanziaria effettuata.

Sebbene il ricorso a tale tipologia di accertamento dovrebbe avvenire solo in casi particolarmente gravi e patologici, è comunque bene ricordare che, in base all’attuale normativa:

– tutte le operazioni di accredito che non trovano riscontro sono considerate reddito imponibile o maggiori ricavi nel caso di soggetti titolari di partita IVA, salvo prova contraria non generica da parte del contribuente;

– esclusivamente per gli imprenditori, tutte le operazioni di prelievo (di importo superiore a euro 1.000 giornaliero e 5.000 mensile) non giustificate e che non trovano riscontro nella contabilità sono altresì considerati compensi tassabili.

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