Nuove Abitudini

Nello scorso secolo Londra era la capitale dei pub e della birra. Poi le cose sono cambiate enormemente per i bevitori londinesi, tanto che soli dieci anni dopo la città è stata definita “la capitale mondiale dei cocktail”. Nell’ultimo decennio la cultura del bere a Londra e in tutto il Regno Unito è cambiata ulteriormente e ha visto nascere tutta una serie di posti eccezionali dove bere vino, i wine bar, dove passare tranquillamente tutta una serata piuttosto che fermarsi solamente per bere qualcosa.

Secondo i dati diramati dall’Ufficio Nazionale di Statistica nel primo semestre del 2023 in Inghilterra e Galles hanno chiuso quasi 400 pub, più o meno lo stesso numero registrato in tutto il 2022. Oggi ne rimangono oltre 39 mila, ma dieci anni fa erano 55 mila. I pub londinesi, il cuore della vita sociale di Londra, nelle cui pareti è spesso scritta la storia dell’Inghilterra, sono destinati ad essere riconvertiti o ad estinguersi?

Prima il Covid ha cambiato le abitudini dei britannici che la sera escono meno frequentemente, poi la concorrenza del vino e poi la mazzata dell’inflazione.

A guardare bene anche in Italia quello dei consumi fuori casa di cibo e bevande è un business importante che offre lavoro a 2 milioni di persone. Se il 2022 è il 2023 sono stati gli anni della ripresa post covid, sul 2024 si addensano preoccupanti nubi. Anche qui a pesare è soprattutto l’inflazione. I rincari, gli aumenti dei listini, stanno cambiando le abitudini degli italiani, che hanno cominciato a consumare di più a casa.


L’inflazione, dopo oltre un decennio di letargo, è ricomparsa a livelli esagerati, “stimolata” dalla pandemia e dal conflitto Russia-Ucraina. Le banche centrali l’hanno dunque “rincorsa” a colpi di aumenti rapidi e violenti dei tassi di interesse, variati in due anni da -0,50% a 4,0% in Europa e da 0,25% a 5,50% in USA: la più violenta stratta monetaria degli ultimi 40 anni! Gli effetti collaterali di questa azione rischiano però di diventare dannosi:

1) il livello dei tassi sui finanziamenti è aumentato al punto che in Italia le richieste di mutuo sono crollate del 29% nel primo trimestre e del 33% nel secondo; in Gran Bretagna l’”effetto mutui” ha già colpito Londra, dove i prezzi delle case sono in caduta;

2) secondo la BCE le domande di prestiti sono ai minimi dal 2003;

3) i tassi alti frenano gli investimenti delle imprese, che bruciano liquidità per spesare il maggior interesse sul debito. Se una famiglia può scegliere di rimandare l’acquisto di una casa un’impresa non può permettersi questo tipo di ragionamento: per continuare ad oliare il business dovrà prima o poi fare i conti con i nuovi tassi;

4) in USA il tasso di fallimenti ad agosto è salito ai massimi dal 2009 (in piena crisi Lehman Brothers);

5) il nostro debito pubblico va verso i 3 mila miliardi di euro, quello USA è giunto a 32 mila miliardi di dollari;

6) il debito globale ha raggiunto il livello record di 307 mila miliardi di dollari USA.

Dato che la crescita economica globale è rientrata a livelli pre-pandemia (secondo il FMI è addirittura la più bassa dal 1990) e l’inflazione sta rallentando parecchio (nella zona euro 2,9% rispetto al 10,6% dell’anno scorso), anche i tassi di interesse dovranno prima o poi adeguarsi, è quindi scendere dai livelli attuali.
Può essere quindi opportuno investire in obbligazioni a medio-lunga scadenza a tasso fisso per garantirsi un rendimento costante. Per scegliere quali acquistare è ovviamente opportuno affidarsi ad un consulente finanziario.

Non aspettare l’occasione giusta. Creala.

George Bernard Shaw

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